La psicologia all’interno delle organizzazioni – parte 2

La psicologia all’interno delle organizzazioni – parte 2

Riprendiamo il tema della psicologia nelle organizzazioni sempre tratto dal corso seguito con Feltrinelli Education di Massimo Recalcati.
Questa volta parleremo dei codici che regolano la vita delle organizzazioni.

Il cuore del ciclo di lezioni fa perno sull’esistenza di quattro discorsi (codici) presenti all’interno delle organizzazioni:
  • il discorso del padrone
  • il discorso dell’isterico
  • il discorso dell’università
  • il discorso dell’analista
La tesi è che c’è malattia nell’organizzazione quando prevale uno dei quattro discorsi (quando c’è fissazione discorsiva). Avremo quattro fissazioni discorsive a seconda che prevalga uno dei quattro discorsi. La seconda tesi è che le istituzioni che funzionano, che sono generative, sono organizzazioni in grado di far circolare i discorsi. Mettono in atto una procedura di autocorrezione nella quale un discorso corregge l’altro impedendo la prevalenza di uno solo dei discorsi. Si può pensare alla democrazia, la democrazia è equilibrio fra i discorsi.
Il PADRONE (S1). Freud lo studia in “psicologia delle masse”. C’è una identificazione verticale al capo dell’organizzazione, una ipnosi. I collaboratori si identificano con il capo. I membri della comunità si riconoscono tutti nel capo. La verità è proprietà del capo. Affinché ci sia un legame fra i membri occorre che ci sia un padrone. Il capo è situato nel luogo di un ideale è l’incarnazione dell’ideale e può provocare caratteri settari. Il padrone ha una vocazione autoritaria, non pluralistica perché l’identificazione al capo, uniforma. Il padrone coincide con il padre è colui che incarna la dimensione della legge ed è anche il bastone. Senza una quota di normatività e di autorità simbolica (propria del discorso del padrone) nessuna organizzazione può esistere. Il discorso del padrone è quel discorso che fa esistere l’esperienza del limite come condizione per vivere insieme. C’è istituzione dove il godimento individuale è tenuto a freno. La prevalenza del discorso del padrone si nota quando l’istituzione si è trasformata in processi di idealizzazione, fanatismo, cioè quando produce fenomeni di compattamento identitario di tipo paranoico. Il difforme, il differente, la divergenza sono vissute come minacce all’organizzazione. L’efficienza estrema, la disciplina e l’ordine estremo, l’omogeneità dei linguaggi e degli stili prevalgono in senso militare del termine. Non conta quello che uno dice ma chi lo dice, non contano i contenuti ma il potere di chi li dice. Conta più chi parla piuttosto di quello che la parola dice.
L’ISTERICO (S/). È l’antagonista del discorso del padrone. La verità conta più del potere. C’è allergia all’uniforme, non sopporta i padroni, sfida il potere nel nome della verità. C’è un profondo dinamismo (il discorso del padrone è statico) la verità non è una proprietà ma è sempre quello che l’organizzazione ricerca. La verità si dissocia dal potere, non ha a che fare nemmeno col sapere: non si può sapere la verità, sfugge al potere e sfugge al sapere. C’è una spinta verso la verità. La finalità del discorso isterico ha la funzione di contestare il discorso del padrone. Una buona organizzazione trattiene il discorso isterico, include il femminile ostile al discorso del padrone ed ostile anche al discorso universitario. Il femminile vuole la verità a tutti i costi. L’isterico esige costantemente la trasformazione, niente va mai bene, c’è sempre qualcuno che critica. Questa è anche una potenzialità, perché la critica ci obbliga a mettere in discussione quello che abbiamo acquisito, evita la rigidità. Il discorso isterico porta con se una insoddisfazione permanente. Nelle associazioni di volontariato prevale fondamentalmente il discorso isterico.
L’UNIVERSITARIO (S2). Prevale il sapere come potere, ma il sapere non è generato dal carisma del maestro, del padrone ma è un sapere duplicato, esclude la novità è burocratizzato, impersonale, specialistico e altamente specializzato ma privo di creatività. Il discorso dell’università consolida l’ignoranza, fa del sapere qualcosa di spento, di polveroso, di triste. Viene meno il dinamismo del desiderio proprio del discorso isterico che è surclassato dal potere del sapere, è un sapere devitalizzato ma ogni organizzazione deve essere in grado di produrre questo sapere, sapere anche scolastico. Se producesse solo questo sapere l’organizzazione sarebbe morta, come lo sono molte scuole e università o aziende. Il discorso universitario implica ripetibilità (aspetto positivo). Il tornare sugli stessi concetti vuol dire ripetibilità dei processi e trasmissibilità del processo e il loro avanzamento graduale. Non genera però niente di nuovo (al contrario del discorso isterico). Per attivare la ricerca (isterico) occorre consolidare il sapere (universitario). Ogni ricerca scientifica o nuovo progetto si basano sul sapere acquisito e sedimentato, assorbito. Altro aspetto positivo è che esige nelle sue procedure l’esposizione del sapere (incontri tecnici, convegni, congressi). Si premia chi ripete le parole del professore, viene premiato il plagio, la ripetizione delle parole del libro del professore e repressa ogni polemica o contrapposizione derivante dal discorso isterico.
L’ANALISTA (a). È il particolare che causa il desiderio singolare. Ciascuno di noi ha il suo “a” piccolo (talento, tendenza, attitudine). Non c’è organizzazione viva se non si attiva il nucleo singolare, il talento singolare, l’inclinazione del singolo. Non ha a che fare con l’inconcludenza del dinamismo isterico e neanche con il sapere codificato dell’università ma è una vocazione singolare, inclinazione singolare, è anti-identificatorio. È un elemento intimo, privato del soggetto e questo è la sua potenza enorme. Il limite altrettanto enorme è che l’accentuazione di questo desiderio non collima con la forma di collettività e produce disidentificazione, produce rifiuto del sapere codificato e l’affermazione del proprio desiderio, oscura ogni altra forma della legge. Gli analisti in genere lavorano fuori dalle istituzioni, lavorano nel loro studio privato, perché al centro c’è il soggetto separato dall’altro.
La malattia istituzionale o dell’organizzazione è legata alla prevalenza della fissazione di uno dei discorsi anziché sulla circolazione dei quattro discorsi. La circolazione dei discorsi è caratterizzata da un vuoto centrale. Nessuno deve occupare il vuoto che c’è al centro dell’organizzazione. Nessuno deve sottrarsi alla circolazione dei discorsi. Quando si ha prevalenza di un discorso sugli altri?
Fissazione del discorso universitario. Si ha nelle organizzazione dove prevale la burocrazia, imbrigliamento delle iniziative personali, titoli, cifre, gerarchie, procedure di valutazione quantitative ed è un fenomeno che denuncia prevalenza dei numeri sui soggetti. Il desiderio è spento. Nessuna passione “erotica”, nessun gioco di squadra.
Fissazione del discorso dell’analista. Il sapere non è in rapporto al desiderio. Il desiderio c’è come talento, vocazione. Il carattere principale è lo scetticismo nei confronti dell’istituzione. Gli effetti sono simili al discorso isterico. Nessuna forma di socialità potrà mai tener conto effettivamente della singolarità del soggetto. L’istituzione tradisce necessariamente la verità oggettiva.
Fissazione del discorso dell’isterico. Il sapere non è in rapporto alla verità. c’è la tendenza interna all’organizzazione di dissolvere l’organizzazione nel nome dell’ideale della verità contro il sapere già istituito contro il potere. l’istituzione comporta sempre una quota di degenerazione e il discorso isterico si intromette per contrastare la burocratizzazione e la degenerazione del potere (lato positivo). Prevale l’anarchia del desiderio rispetto all’immobilismo alla programmazione. I due sintomi sono, il carattere anti-istituzionale (l’istituzione finisce male, è un gioco di potere, è senza vita, ci stiamo imborghesendo, stiamo deviando dalla purezza della linea, abbiamo tradito i nostri ideali) e l’inconcludenza della critica anti-istituzionale, non riuscire a portare il proprio desiderio alla conclusione.
Fissazione del discorso del padrone. Il sapere non è in rapporto ad una quota di identificazione. C’è un desiderio settario, fanatico, siamo una squadra, siamo i più forti. Si genera il sintomo della paura di sbagliare di essere rimproverati, c’è timore, paura dell’autorità, la paura del padrone. Una variazione al discorso del padrone potrebbe essere il discorso del re, che ritroviamo nelle organizzazioni familiari, dove c’è qualcuno che per diritto divino è il proprietario dell’organizzazione. C’è paura sottomissione, timore, assenza di iniziativa, irrigidimento della gerarchia e c’è confusione fra la responsabilità e la proprietà. La responsabilità del leader coincide con la proprietà dell’organizzazione da parte del leader.
Quando definiamo la fissazione discorsiva di uno dei quattro discorsi noi dobbiamo trovare il rimedio facendo circolare i discorsi:
Se c’è una fissazione sul discorso universitario (S2) l’antidoto è il discorso isterico. Ci vuole qualcuno che dica forse abbiamo trascurato qualcosa, forse non abbiamo definito bene un punto, forse dobbiamo studiare meglio i dati. Il discorso isterico provoca e mette in moto ciò che il discorso universitario blocca. Nelle organizzazioni che funzionano c’è sempre qualcosa che bolle in pentola, c’è generazione del nuovo.
Se c’è fissazione del discorso del padrone (eccessiva identificazione) deve essere rimediato dal discorso dell’analista. Si dirà, va bene, c’è una autorità simbolica ma tu cosa dai all’organizzazione? il riferimento alla singolarità è il fondamento del discorso dell’analista.
Se c’è fissazione del discorso isterico ci sono soggetti che si fanno promotori di un sacco di iniziative (non c’è padrone e tutti iniziano qualcosa) ma nessuna cosa è portata al termine e nessuna porta risultati. L’introduzione del discorso del padrone fa in modo di dire: fammi vedere, ti do dei tempi, scandisco una programmazione, provo a partecipare alle decisioni sui progetti.
Quando i discorsi non circolano più c’è dittatura, autocrazia, morte della democrazia. Li c’è un solo discorso, quello del re, dello zar.
Come è accolto il nuovo arrivato nell’organizzazione? Chiedetegli: “che aria tira in ufficio?”. Provate a fare questa domanda al nuovo collaboratore, in generale il nuovo arrivato vede subito che aria c’è in ufficio. E l’organizzazione in cui lavorate com’è?

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Alessandro Pratelli

Perito aeronautico, calsse '72. Lavora come redattore tecnico dal 1995 poi fonda AP Publishing. Appassionato di Direttive e norme tecniche. La frase che preferisce? "Se non alzi mai gli occhi, ti sembrerà di essere nel punto più in alto".