La prevenzione infortuni e la valutazione delle situazioni di pericolo

La prevenzione infortuni e la valutazione delle situazioni di pericolo

Tratta da puntosicuro.it, di Tiziano Menduto

Riflessioni sulla nuova strategia di prevenzione su cui si basa la legislazione europea. Il rischio tollerabile, la valutazione delle situazioni di pericolo, il controllo di conformità, la stima dei rischi e la massima sicurezza tecnicamente fattibile.

Bergamo, 10 Set – La nuova strategia di prevenzione, alla base delle direttive europee e nazionale di questi ultimi anni sui temi della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, si basa su due idee complementari. La prima idea parte dal concetto che lo sviluppo economico e civile di un sistema e la sua stabilità politica sono legati allo sviluppo tecnologico e alla capacita di modernizzazione del tessuto di ricerca e industriale. La seconda idea è relativa alla centralità dell’uomo, alla sua sacralità e al non eludibile, non alienabile diritto/dovere alla vita e alla salvaguardia della salute. Inoltre il nuovo concetto di sicurezza, presente in molti testi normativi, parte dalla considerazione che non esiste una sicurezza assoluta. Infatti la permanenza di un  rischio residuo di un certo valore è inevitabile. Quando il rischio non è eliminabile occorre ridurre il rischio a livelli tollerabili con misure adeguate. Il rischio tollerabile è determinato dunque dalla ricerca del “migliore equilibrio possibile tra la soluzione ideale di sicurezza assoluta e la domanda di un prodotto, processo o servizio, ed altri fattori come il beneficio per l’utilizzatore, l’adeguatezza allo scopo, il costo effettivo e le convenzioni della società a riguardo”.

A raccontare con queste parole l’evoluzione del concetto di sicurezza e rischio è un intervento che si è tenuto al convegno, organizzato dall’ Ordine degli ingegneri della Provincia di Bergamo, “ La prevenzione Infortuni nei luoghi di lavoro secondo la moderna strategia di derivazione Europea” (Bergamo, 16 novembre 2012).

In “La prevenzione infortuni e il processo di risk assessment”, a cura dell’Ing. Giuseppe Mulé (ex Dirigente Tecnologo ISPESL, già Professore a contratto al Politecnico di Milano, Segretario Generale CISAP) non solo si presenta l’evoluzione della prevenzione infortuni ma ci si sofferma anche sulla definizione di sicurezza, mancante nel Decreto legislativo 81/2008, e sui possibili approcci alla valutazione delle situazioni di pericolo. Con riferimento anche alle “ISO-IEC GUIDE 51- Safety Aspect – Guidelines for their inclusion in Standards”, una guida che fornisce agli estensori di norme precisi indirizzi per l’inclusione degli aspetti legati alla sicurezza nelle norme stesse. Una guida che adotta un “approccio teso al raggiungimento della riduzione del rischio per l’uso di prodotti, processi o servizi”.

Ci soffermiamo in particolare su quanto descrive il relatore in relazione agli approcci alla valutazione delle situazioni di pericolo.

Gli approcci alla stima e valutazione delle situazioni di pericolo, genericamente parlando, sono fondamentalmente di “due tipi:
– controllo di conformità alla pratica consolidata e corrente;
– analisi e valutazione preventiva, predittiva e specifica.
Per entrambi gli approcci sono disponibili metodi di analisi sistematica. Il dato acquisito, di partenza, è che il controllo di conformità a regole tecniche, a norme, o standard di progettazione rappresenta il requisito minimo obbligatorio da rispettare”.

In particolare il controllo di conformità “consiste nel controllo dell’osservanza delle norme, delle regole tecniche, degli standard, e delle pratiche che hanno dato i migliori risultati per lo stesso processo, lo stesso impianto, con le stesse necessità, le stesse procedure operative, lo stesso tipo di manutenzione. Per questo tipo di controllo sono indicati tipi particolari di metodi di indagine”.

La relazione si sofferma in particolare sui controlli di conformità tramite controllo con checklist.

Ad esempio riguardo alla sicurezza di un impianto, le checklist possono essere usate per controllare che gli elementi di un impianto siano conformi agli standard riconosciuti validi e per identificare le aree che richiedono ulteriori controlli. Tuttavia per “essere massimamente utile una checklist deve esser predisposta in modo specifico, per quell’impianto e per quel tipo di prodotto. Questo tipo di controllo trova il proprio limite nella esperienza degli autori delle liste di controllo. Per questo motivo devono essere redatte solo da personale che abbia esperienza reale, sufficientemente ampia, diversificata e profonda”. Inoltre le liste di controllo “devono quindi essere continuamente riviste, controllate ed aggiornate”.

Veniamo invece all’analisi e valutazione preventiva con approccio probabilistico.

L’intervento indica che “quando sono da studiare processi, progetti, apparecchiature, procedure nuove o diverse da quelle ormai considerate stabilizzate, o quando l’esperienza è insufficiente, l’analisi del sistema deve essere impostato in modo da determinare un esame sistematico dei nuovi processi e degli impianti”. In particolare le procedure di stima preventiva dei rischi sono state sviluppate per l’analisi dei processi, dei sistemi, delle operazioni, che sono diverse dai casi noti in misura tale che, la conformità alla pratica corrente, alle norme di cui si è detto precedentemente, non porta a risultati soddisfacenti perché lascia margini di incertezza. Questo processo di valutazione preventiva delle situazioni di pericolo fa riferimento, per l’incidente preso in considerazione, sia alla probabilità di accadimento dell’incidente sia alla entità del danno, sia al tipo di conseguenze non desiderate”.

L’intervento, che vi invitiamo a visionare integralmente, analizza diversi aspetti della prevenzione infortuni, ad esempio i metodi di analisi sistematica dei pericoli, le direttive di prodotto e alcuni incidenti “paradigmatici” (Seveso e Istituto Galeazzi).

Concludiamo questa breve presentazione soffermandoci invece su un aspetto spesso sfiorato in molti articoli, ma raramente approfondito, la massima sicurezza tecnicamente fattibile.

Tornando al concetto di rischio tollerabile, presentato in apertura dell’articolo, il relatore ricorda che c’è la necessità di “rivedere continuamente il livello tollerabile, in particolare quando lo sviluppo, sia nella tecnologia che nella conoscenza, può guidare a miglioramenti economicamente realizzabili per ottenere il minimo rischio compatibile con l’uso del prodotto, processo o servizio”.

In questo senso c’è l’obbligo di adottare “non solo le misure di legge, ma tutte quelle concretamente necessarie”.
Dunque “occorre adoperarsi con la diligenza necessaria per adottare tutte le misure tecniche e organizzative dettate:
– dalla particolarità del lavoro in base alla quale devono essere individuati tutti i pericoli;
– dall’esperienza per prevedere le conseguenze possibili sulla scorta di eventi già verificatisi;
– dalla Tecnica per tener conto delle nuove conoscenze” in materia di prevenzione/protezione, delle nuove tecnologie messe a disposizione dal progresso tecnico scientifico.

La prevenzione infortuni e il processo di risk assessment”, a cura dell’Ing. Giuseppe Mulé (ex Dirigente Tecnologo ISPESL, già Professore a contratto al Politecnico di Milano, Segretario Generale CISAP), materiale relativo all’intervento al convegno “La prevenzione Infortuni nei luoghi di lavoro secondo la moderna strategia di derivazione Europea” pubblicato sul sito dell’Ordine degli ingegneri della Provincia di Bergamo (formato PDF, 1.69 MB).

Tiziano Menduto

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Alessandro Pratelli

Perito aeronautico, calsse '72. Lavora come redattore tecnico dal 1995 poi fonda AP Publishing. Appassionato di Direttive e norme tecniche. La frase che preferisce? "Se non alzi mai gli occhi, ti sembrerà di essere nel punto più in alto".